Gioco del Ponte, donazione di due targoni storici alla Mostra permanente delle tradizioni della storia e dell’identità di Pisa.

Scritto da il 19 Giugno 2025

Bedini: “Al via l’auspicato effetto calamita, ci auguriamo che seguano altre donazioni per ricostruire il patrimonio del Gioco”

Pisa, 19 giugno 2025. La Mostra permanente delle tradizioni della storia e dell’identità di Pisa allestita nella Sala Moschini al piano terra di Palazzo Gambacorti si arricchisce di due targoni storici del Gioco del Ponte, gentilmente donati dalla famiglia Trivella. Si tratta di una coppia di “targoni” da combattimento delle squadre impegnate nel Gioco del Ponte del periodo Granducale del XVIII e XIX secolo. Stamani in conferenza stampa nella Sala Moschini l’assessore alle tradizioni della storia e dell’identità di Pisa Filippo Bedini, il consigliere anziano Antonio Pucciarelli e la famiglia Trivella, presenti Fausto e Laura Trivella, hanno presentato la donazione che ha fornito sia l’occasione per ricostruire la storia del Gioco del Ponte e dell’utilizzo dei targoni nel periodo Granducale tra 1700 e 1800, che per lanciare un appello rivolti ai privati, in modo da arricchire ulteriormente la Mostra con altre donazioni.

“Grazie alla donazione della famiglia Trivella – ha dichiarato l’assessore Filippo Bedini – inizia quello che la nostra Amministrazione si augurava fin dall’inizio con l’allestimento della Mostra permanente delle tradizioni della storia e dell’identità di Pisa, ovvero l’auspicato effetto calamita: quando si crea uno spazio dove gli oggetti di valore, per il passato che raccontano, vengono resi fruibili alla cittadinanza e ai turisti che in continuazione si fermano e visitano la Mostra, chi ha testimonianze e oggetti di pregio ed è così generoso da volerli mettere a disposizione degli altri, sapendo che può farlo in questa sede, è incentivato a contribuire ad arricchire la Mostra. Quindi ci auguriamo che si inneschi un meccanismo virtuoso di donazioni, in modo che il ricchissimo patrimonio del Gioco del Ponte, che negli anni ha purtroppo subito dispersioni enormi, con pezzi di valore a giro per tutto il mondo, possa invece essere riunito qui e messo a disposizione della città”. “Oggi questa donazione – prosegue Bedini – è un momento di festa: i due nuovi pezzi pregiati andranno a rappresentare il fiore all’occhiello di questa Mostra, fortemente voluta dalla nostra Amministrazione, che dopo l’estate verrà ampliata con un nuovo allestimento curato da professionisti del settore. Ringraziamo ancora i donatori e ci auguriamo che il loro esempio sia seguito da molti altri, in modo che l’esposizione al piano terra del Palazzo Comunale diventi sempre più un luogo dove la storia della città viene raccontata, e rappresenti un altro tassello del circuito museale dei lungarni, che vorremmo diventasse una meta sempre più frequentata dai turisti.”

Storia dei targoni. L’insediamento del nuovo Granduca significò una brusca interruzione della periodicità triennale di svolgimento. Durante il suo regno esso ebbe luogo solamente tre volte: nel 1767, nel 1776 e nel 1785, data che segna, per così dire, la sua fine, se si considera l’edizione del 1807, come di fatto lo fu, un avvenimento unico e destinato a non ripetersi. Attenendoci a quanto descritto da Ranieri Borghi nella sua “Oplomachia Pisana” del 1713, le armamenta offensive per le squadre che combattevano nel Gioco del Ponte, erano i targoni “uno strumento di tavola grossa un quindicesimo di braccio, lungo un braccio, e due terzi in circa, alla cima più largo d’un terzo, e al fondo da un sesto di braccio, che si maneggia per mezzo di due manichi; ed è lavorato nella forma, che rappresenta la figura….”
I targoni, ideati e utilizzati esclusivamente per il Gioco del Ponte, denotano con chiarezza la loro appartenenza alla Città di Pisa, poiché risulta facilmente individuabile la caratteristica dei targoni originali dell’epoca, non solamente per la tecnica mista di pittura ad olio, ma grazie alle regole di conformità imposte dal Commissario Granducale di Pisa che, per vietare un uso di strumenti impropri nella Battaglia del Ponte, a far data dal 1761, decretò di apporre una conformità su tutti i targoni , tramite un marchio a fuoco.
I due targoni appartengono a questa tipologia di arma da botta, la loro forma, la loro decorazione con i loro colori, li riconoscono spettanti, uno alla squadra del San Marco nel gioco del 1785 e l’altro, datato 1807, alla Squadra di Sant’Antonio. Costruiti in legno di pioppo, di misure di circa cm 108 x 23 e peso che, non superi le 5 libbre (fra Kg 2,400 e 2,800) recano entrambi sul retro, i sigilli di omologazione impressi dal Commissario Granducale di Pisa, rappresentati da un cerchio contenente le lettere AVC (Auditore Vicario Cercignani e la data 1785 per quello del San Marco, mentre quello del Sant’Antonio, la data dell’anno 1807 è sottoposta alle lettere VMN (Viviani Marchese Nicolò, il Governatore Militare e Civile della città di Pisa), sormontata da una corona.
Il Targone del San Marco presenta un dipinto su campo ocra che richiama l’Impresa di un Leone alato che impugna una spada, poggiante su un libro aperto. È presente un ornato con volute floreali sormontato da un motto: FORTE E DURO. Il retro presenta ancora intatte le due maniglie di impugnatura.
Il Targone del Sant’Antonio presenta un dipinto a tralci fogliati ocra su campo carminio che ospita un Verro galoppante di tinta scura, mentre all’estremità più ampia è inserito uno stemma ovoide inquartato nei colori nero e bianco. Nel retro sono presenti le due maniglie di impugnatura.
Il loro discreto stato di mantenimento è dovuto principalmente alla casuale modalità di conservazione che gli ha visti sospesi per oltre due secoli ad una trave di un soffitto di un locale asciutto e ottimamente areato posto nelle cantine dell’Abbazia di San Savino a Montione, dove sono stati rinvenuti nella metà del 1970 dalla famiglia Trivella di Pisa, allora proprietaria del complesso abitativo. Il valore principalmente attribuibile a questi due manufatti è principalmente quello storico, dato che, proprio per la loro datazione, risultano essere reperti di notevole interesse culturale e storico per il Gioco del Ponte, infatti quello datato 1785 rappresenta l’anno in cui il Granduca, a seguito dell’imposizione sulla nuova tipologia di arma che voleva imporre per il combattimento, ne vietò a seguire, l’esecuzione, mentre quello del 1807, dopo 22 anni di interruzione, segna l’anno vero e proprio della fine del Gioco stesso. Ad entrambi può essere concesso un valore di mercato che si uniforma ai targoni simili aggiudicati nelle aste di settore pari ad una cifra di mille euro ciascuno.


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